Marfran è sempre più attiva a supporto di un mercato sostenibile, circolare e green. Negli ultimi anni, l’azienda bresciana ha aggiunto, passo dopo passo, un tassello al percorso di miglioramento delle prestazioni a livello ambientale dei propri TPE. Per tale motivo, con lo scopo di contrastare il cambiamento climatico, si è impegnata con successo nella formulazione di nuovi compound a ridotto impatto climalterante validandoli attraverso la misurazione della Carbon Footprint di ogni prodotto.
Come già noto, tutto ciò che viene prodotto e immesso sul mercato provoca delle emissioni di gas serra climalteranti. Lo strumento della Carbon Footprint – ovvero l’impronta di carbonio – risulta essere lo strumento più avanzato ed efficacie per stimare la quantità di gas generati in seguito alla produzione di ogni singolo prodotto, da un servizio, da un’organizzazione o da un evento. Tale dato viene espresso in chili di CO₂ equivalente ed è supportata da dati oggettivi, che sono condivisi a livello internazionale.
La valutazione realizzata da Marfran ha considerato, adottando un approccio di ciclo di vita, l’impatto provocato dalle numerose emissioni climalteranti derivanti dai prodotti analizzati. In particolare, si è focalizzata sullo studio delle attività nel perimetro cosiddetto “Cradle to Gate”, partendo cioè dalla fase di estrazione delle materie prime, fino al momento in cui il prodotto esce dalla sede aziendale e viene, infine, distribuito ai clienti.
Nello specifico dell’analisi, Marfran ha misurato la quantità di emissioni di gas serra legate alle famiglie di TPE. Per ogni singola famiglia analizzata, l’azienda ha calcolato la quantità di CO₂ emessa in relazione alle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto stesso. Per quanto riguarda i materiali analizzati, sono state scelte le categorie di prodotti Shore A e Shore D e sono state utilizzate come materie standard durante la misurazione. Durante la valutazione, sono state calcolate le emissioni di gas climalteranti risparmiate, nel caso in cui, per la realizzazione del prodotto, invece che il materiale standard venissero utilizzate le formulazioni appositamente sviluppate da Marfran per ridurre le emissioni di CO₂ equivalente associata.
Di seguito viene riportato un concreto esempio di calcolo Carbon Footprint e i risultati che sono stati registrati dall’azienda in modo da illustrare al meglio il concetto. La tabella sottostante evidenzia le riduzioni percentuali di CO₂ equivalente ottenute qualora vengano utilizzati materiali alternativi “Mass Balance” (MB) e PCR rispetto allo standard di riferimento MARFRAN 2150:
La riduzione di gas serra che vengono emessi, in questo caso, può raggiungere la quota del -40% nel caso del materiale MB mentre, raggiungerebbero la quota del -23% nel caso del PCR al materiale standard rispetto allo standard utilizzato.
Inoltre, nell’ambito della propria analisi, sono state analizzate le percentuali relative alla quantità di anidride carbonica prodotta durante le singole fasi di vita dei propri TPE in modo da capire quale fosse la fase di maggiore impatto, in termini di emissione di gas climalteranti, tra l’approvvigionamento delle materie prime, gli imballi, i trasporti, la produzione, le manutenzioni e i rifiuti generati. Di seguito viene riportato il risultato emerso dal calcolo realizzato utilizzando il materiale MARFRAN 2150 standard:
Osservando la tabella è possibile comprendere al meglio la ripartizione della quantità in percentuale di emissioni prodotte dal materiale standard rispetto alle singole fasi del suo ciclo di vita. Analizzando i dati si osserva che, le emissioni derivano per l’83,6% dall’estrazione e dal trattamento delle materie prime, per lo 0,9% dagli imballi, per il 3,5% dal trasporto a monte, per l’11% dai consumi generati all’interno dello stabilimento, per lo 0,002% dalle manutenzioni e, infine, per l’1% dai rifiuti prodotti.
La fase maggiormente impattante a livello climatico è quella legata all’estrazione e al trattamento delle materie prime. Infatti, tale tendenza è stata registrata su tutti i calcoli Carbon Footprint effettuati fino a qui. Ciò dimostra che, essendo identiche le fasi del processo produttivo, la differenza in termini di emissioni è dovuta alla materia prima che si sceglie di utilizzare.
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